Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. I, 1929 – BEIC 1845433.djvu/265


libro terzo — cap. viii 259

tassino di ridurgli con la forza a quello da che con la volontá erano alieni; e si giudicava impresa non difficile, perché erano odiati da tutti i vicini, non potevano sperare aiuto dal re di Francia, conciossiacosaché avendo abbandonato la salute de’ suoi medesimi era credibile avesse a dimenticarsi quella degli altri, e le spese gravissime con la diminuzione dell’entrate, sopportate giá tre anni, gli avevano talmente esausti che non si credeva potessino tollerare lunghi travagli.

Perché e questo anno medesimo avevano continuata sempre la guerra co’ pisani: nella quale erano stati vari gli accidenti, e memorabili piú per la perizia dell’armi dimostrata in molte opere militari da ciascuna delle parti, e per l’ostinazione con la quale le cose si trattavano, che per la grandezza degli eserciti o per la qualitá de’ luoghi intorno a quali si combatteva, che erano castella ignobili e in sé di piccolo momento. Perché avendo le genti de’ fiorentini, poco poi che la cittadella fu data a’ pisani e innanzi che a Pisa sopravenissino gli aiuti de’ viniziani, preso il castello di Buti e accampatisi a Calci, e innanzi lo pigliassino, per assicurarsi delle vettovaglie, cominciato a fabricare un bastione in sul monte della Dolorosa, furono i fanti che vi erano a guardia, per la negligenza loro, rotti dalle genti de’ pisani; e poco dipoi, essendo Francesco Secco con molti cavalli alloggiato nel borgo di Buti, acciocché le vettovaglie potessino andare sicuramente a Ercole Bentivogli, il quale con la fanteria de’ fiorentini era intorno alla piccola fortezza del monte della Verrucola, assaltato allo improviso da fanti usciti di Pisa, ed essendo in luogo difficile a adoperarsi i cavalli, ne perdé non piccola parte. Per i quali successi parendo piú prospere le cose de’ pisani, e con speranza di procedere a maggiore prosperitá perché giá cominciavano ad arrivare gli aiuti de’ viniziani, Ercole Bentivoglio che alloggiava nel castello di Bientina, inteso che Giampaolo Manfrone condottiere de’ viniziani era con la prima parte delle genti loro arrivato a Vico Pisano, vicino a Bientina a due miglia, simulando timore, e ora uscendo in campagna ora, come si scoprivano le genti venete, ritirandosi in Bientina, poiché lo vedde