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virtú regie le quali in lui non mediocremente risplendevano, non solo in tutto il suo regno ma eziandio per tutta Italia, grandissima opinione del suo valore. Morí senza figliuoli, e però gli succedette don Federigo suo zio, avendo quel reame veduto in tre anni cinque re. Al quale, venuto subito dall’assedio di Gaeta, la reina vecchia sua matrigna consegnò Castelnuovo; benché per molti si dubitasse non lo volesse ritenere per Ferdinando re di Spagna, suo fratello. Nel quale accidente si dimostrò egregia verso Federigo non solo la volontá del popolo di Napoli ma eziandio de’ príncipi di Salerno e di Bisignano e del conte di Capaccio; i quali in Napoli furono i primi che chiamorono il nome suo e, allo scendere suo di nave, i primi che, fattisigli incontro, lo salutorno come re: contenti molto piú di lui che del re morto, per la mansuetudine del suo ingegno, e perché giá era nata non piccola suspizione che Ferdinando avesse in animo, come prima fussino stabilite meglio le cose sue, di perseguitare ardentemente tutti coloro che in modo alcuno si fussino dimostrati fautori de’ franzesi. Donde Federigo, per riconciliarsegli interamente, restituí a tutti liberamente le loro fortezze.

Ma non riscaldorono giá questi disordini, succeduti con tanta ignominia e tanto danno, né l’animo né gli apparati del re di Francia. Il quale, non si sapendo sviluppare da’ piaceri, soprastette quattro mesi a ritornare a Lione; e benché da lui fusse molto spesso in questo tempo fatta instanza a’ suoi che erano rimasti a Lione che si sollecitassino le provisioni marittime e terrestri, e che giá il duca d’Orliens si fusse preparato a partirsi, nondimeno, per le medesime arti del cardinale di San Malò, le genti d’arme, espedite tardi de’ pagamenti, camminavano verso Italia lentamente, e l’armata, che s’aveva a unire a Marsilia, sí oziosamente si ordinava che i collegati ebbono tempo di mandare, prima a Villafranca, porto amplissimo appresso a Nizza, dipoi insino alle Pomiche di Marsilia, un’armata, la quale a spese comuni avevano unita in Genova, per impedire che legni franzesi non andassino nel reame, e alla tarditá causata principalmente dal cardinale di San Malò