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libro terzo — cap. iv 225

ditá di insignorirsene, non erano per comportare che e’ ritornassino sotto il dominio fiorentino; e giovava loro appresso al pontefice e gli oratori de’ re di Spagna il desiderio della bassezza de’ fiorentini, come troppo inclinati alle cose franzesi. Però uditi in ciascuno luogo benignamente, e ottenuta da Cesare per privilegio la confermazione della libertá, riportorono da Vinegia e da Milano quelle medesime promesse di conservargli in libertá che avevano prima, di comune consentimento, fatte loro, per aiutargli a liberarsi da’ franzesi; e il pontefice, in nome e di consenso di tutti i potentati della lega, gli confortò, per un breve, al medesimo, promettendo che da tutti sarebbono difesi potentemente: ma il soccorso efficace fu da’ viniziani e dal duca di Milano, questo augumentandovi le genti che prima v’aveva, quegli mandandovene non piccola quantitá. Nella quale cosa se avessino tutt’a due continuato, non arebbono avuto i pisani necessitá di aderire piú all’uno che all’altro di loro, donde si sarebbe forse piú facilmente conservata la concordia comune. Ma accadde presto che il duca, alienissimo sempre dallo spendere e inclinato da natura a procedere con simulazioni e con arte, né parendogli che per allora potesse pervenire in lui il dominio di Pisa, cominciando a somministrare parcamente le cose che dimandavano i pisani, dette loro occasione di inclinare piú l’animo a’ viniziani, i quali senza risparmio alcuno gli provedevano. Onde procedette che, non molti mesi poi che i franzesi avevano lasciata la cittadella, il senato viniziano, pregatone con somma instanza da’ pisani, deliberò di accettare la cittá di Pisa in protezione, piú tosto confortandonegli che dimostrando essergli molesto Lodovico Sforza, ma senza comunicarne con gli altri confederati, benché da principio gli avessino confortati a mandarvi gente: i quali, ne’ tempi seguenti, allegorono essere restati disobligati dalla promessa fatta a’ pisani d’aiutargli, poi che senza consenso loro avevano convenuto particolarmente co’ viniziani.

È certissimo che né il desiderio di conservare ad altri la libertá, la quale nella propria patria tanto amano, né il rispetto