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Ferdinando, per non irritare tanto il pontefice, faceva instanza che egli accettasse. Nelle quali pratiche vedendosi che Piero de’ Medici perseverava di seguitare l’autoritá del re, e essere vana ogni diligenza che per rimuovernelo si facesse, Lodovico Sforza, considerando seco medesimo quanto importasse che dagli inimici suoi dipendesse quella cittá, il temperamento della quale soleva essere il fondamento principale della sua sicurtá, e perciò parendogli che gli soprastessino molti pericoli, deliberò alla salute propria con nuovi rimedii provedere; conciossiaché gli fusse notissimo il desiderio ardente che avevano gli Aragonesi che e’ fusse rimosso dal governo del nipote: il quale desiderio benché Ferdinando, pieno in tutte le azioni di incredibile simulazione e dissimulazione, si fusse sforzato di coprire, nondimeno Alfonso, uomo di natura molto aperta, non si era mai astenuto di lamentarsi palesemente della oppressione del genero, dicendo, con maggiore libertá che prudenza, parole ingiuriose e piene di minaccie. Sapeva oltre a questo Lodovico che Isabella moglie di Giovan Galeazzo, giovane di virile spirito, non cessava di stimolare continuamente il padre e l’avolo che, se non gli moveva la infamia di tanta indegnitá del marito e di lei, gli movesse almanco il pericolo della vita al quale erano esposti, insieme co’ propri figliuoli. Ma quel che piú angustiava l’animo suo era il considerare essere sommamente esoso il suo nome a tutti i popoli del ducato di Milano, sí per molte insolite esazioni di danari che avea fatte come per la compassione che ciascheduno aveva di Giovan Galeazzo legittimo signore; e benché egli si sforzasse di fare sospetti gli Aragonesi di cupiditá di insignorirsi di quello stato, come se essi pretendessino appartenersi a loro per l’antiche ragioni del testamento di Filippo Maria Visconte, il quale aveva instituito erede Alfonso padre di Ferdinando, e che per facilitare questo disegno cercassino di privare il nipote del suo governo, nondimeno non conseguitava con queste arti la moderazione dell’odio conceputo, né che universalmente non si considerasse a quali sceleratezze soglia condurre gli uomini la sete pestifera del dominare. Però, poi che lungamente s’ebbe rivolto nella mente