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libro secondo — cap. x 181

subito l’esempio di Napoli Capua, Aversa, la rocca di Mondragone e molte altre terre circostanti, e si voltò la maggiore parte del reame a nuovi pensieri: tra’ quali il popolo di Gaeta, avendo prese l’armi con maggiore animo che forze, per essere comparite innanzi al porto alcune galee di Ferdinando, fu con molta uccisione superato da’ franzesi che v’erano a guardia, i quali con l’impeto della vittoria saccheggiorono tutta la terra. E nel tempo medesimo l’armata viniziana accostatasi a Monopoli, cittá di Puglia, e posti in terra gli stradiotti e molti fanti, gli dette la battaglia per terra e per mare; nella quale Pietro Bembo, padrone di una galea viniziana, fu morto da quelli di dentro di uno colpo d’artiglieria. Prese finalmente la cittá per forza, e la rocca gli fu data per timore dal castellano franzese che vi era dentro; e di poi ebbe per accordo Pulignano.

Ma Ferdinando era intento ad acquistare Castelnuovo e Castel dell’Uovo, sperando che presto avessino ad arrendersi per la fame, perché a proporzione del numero degli uomini che vi era dentro vi era piccola provisione di vettovaglie; e attendendo continuamente a occupare i luoghi circostanti al castello, si sforzava di mettergli del continuo in maggiore strettezza. Perché i franzesi, non potendo stare sicura nel porto l’armata loro, che era di cinque navi quattro galee sottili una galeotta e uno galeone, l’aveano ritirata tra la Torre di San Vincenzio, Castel dell’Uovo e Pizzifalcone che si tenevano per loro, e tenendo le parti dietro a Castelnuovo, dove erano i giardini reali, si distendevano insino a Cappella; e fortificato il monasterio della Croce, correvano insino a Pié di Grotta e San Martino. Contro a’ quali Ferdinando, avendo presa e messa in fortezza la cavalleria e fatte vie coperte per la Incoronata, occupò il monte di Sant’Ermo e dipoi il poggio di Pizzifalcone, tenendosi per i franzesi la fortezza posta in sulla sommitá; alla quale per levare il soccorso, perché pigliandola arebbono potuto infestare di luogo eminente l’armata degli inimici, assaltorno le genti di Ferdinando il monasterio della Croce, ma ricevuto nell’accostarsi danno grande dall’artiglierie,