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libro secondo — cap. ix 173

con molto disagio e senza fortezza alcuna d’alloggiamento: pure, contradicendo molti degli altri, fu come troppo pericoloso posto da parte questo consiglio.

Sparsesi allora fama per tutta Italia che le genti di Lodovico Sforza, per ordine suo secreto, non avevano voluto combattere, perché essendo sí potente esercito de’ viniziani nel suo stato non avesse forse manco in orrore la vittoria loro che de’ franzesi, i quali desiderasse che non restassino né vinti né vincitori, e che, per essere piú sicuro in ogni evento, volesse conservare intere le forze sue; il che s’affermava essere stato causa che l’esercito italiano non avesse conseguita la vittoria: la quale opinione fu fomentata dal marchese di Mantova, e dagli altri condottieri de’ viniziani per dare maggiore riputazione a se medesimi, e accettata volentieri da tutti quegli che desideravano che la gloria della milizia italiana si accrescesse. Ma io udi’ giá da persona gravissima, e che allora era a Milano in grado tale che aveva notizia intera delle cose, confutare efficacemente questo romore, perché avendo Lodovico voltate quasi tutte le forze sue all’assedio di Novara, non aveva tante genti in sul Taro che fussino di molto momento alla vittoria; la quale arebbe ottenuta l’esercito de’ confederati se non gli avessino nociuto piú i disordini propri che il non avere maggiore numero di gente, massime che molte delle viniziane non entrorono nella battaglia. E se bene il conte di Gaiazzo mandò contro agli inimici una parte sola, e quella freddamente, potette procedere perché era tanto gagliarda l’antiguardia franzese che e’ conobbe essere di molto pericolo il commettersi alla fortuna; e in lui, per l’ordinario, arebbono dato piú ammirazione l’azioni animose che le sicure. E nondimeno non furono al tutto inutili le genti sforzesche, perché, ancora che non combattessino, ritennono l’antiguardia franzese che non soccorresse dove il re, con la minore e molto piú debole parte dello esercito, sosteneva con gravissimo pericolo tutto il peso della giornata. Né è questa opinione confermata, se io non mi inganno, piú dall’autoritá che dalla ragione. Perché, come è verisimile che se in Lodovico Sforza