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libro secondo — cap. ix 169

vedendo i compagni suoi ritornarsene agli alloggiamenti carichi di spoglie, incitati dalla cupiditá del guadagno, si voltorono a rubare i carriaggi; l’esempio de’ quali seguitando i cavalli e i fanti, uscivano per la medesima cagione a schiere della battaglia: donde mancando agli italiani non solo il soccorso ordinato ma inoltre diminuendosi con tanto disordine il numero de’ combattenti, né movendosi Antonio da Montefeltro, perché, per la morte di Ridolfo da Gonzaga che aveva la cura, quando fusse il tempo, di chiamarlo, niuno lo chiamava, cominciorno a pigliare tanto di campo i franzesi che niuna cosa piú sostentava gli italiani, che giá manifestamente declinavano, che ’l valore del marchese; il quale combattendo fortissimamente sosteneva ancora l’impeto degli inimici, accendendo i suoi, ora con l’esempio suo ora con voci caldissime, a volere piú tosto essere privati della vita che dell’onore. Ma non era piú possibile che pochi resistessino a molti; e giá moltiplicando addosso a loro da ogni parte i combattitori, mortine giá una gran parte e feritine molti, massime di quegli della compagnia propria del marchese, furno necessitati tutti a mettersi in fuga per ripassare il fiume: il quale per l’acqua piovuta la notte, e che con grandine e tuoni piovve grandissima mentre si combatteva, era cresciuto in modo che dette difficoltá assai a chi fu costretto a ripassarlo. Seguitornogli i franzesi impetuosamente insino al fiume, non attendendo se non ad ammazzare con molto furore coloro che fuggivano senza farne alcuno prigione, e senza attendere alle spoglie e al guadagno; anzi si udivano per la campagna spesse voci di chi gridava: — Ricordatevi, compagnoni, di Guineguaste. — È Guineguaste una villa in Piccardia presso a Terroana, dove, negli ultimi anni del regno di Luigi undecimo, l’esercito franzese, giá quasi vincitore in una giornata tra loro e Massimiliano re de’ romani, disordinato per avere cominciato a rubare, fu messo in fuga. Ma nel tempo medesimo che da questa parte dell’esercito con tanta virtú e ferocia si combatteva, l’avanguardia franzese, contro alla quale il conte di Gaiazzo mosse una parte de’ cavalli, si presentava alla battaglia con tanto impeto che,