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libro secondo — cap. v 147


Partí adunque il re da Napoli il vigesimo dí di maggio; ma perché prima non aveva assunto con le cerimonie consuete il titolo e le insegne reali, pochi dí innanzi si partisse ricevé solennemente nella chiesa catedrale, con grandissima pompa e celebritá secondo il costume de’ re napoletani, le insegne reali, e gli onori e i giuramenti consueti prestarsi a’ nuovi re; orando in nome del popolo di Napoli Giovanni Ioviano Pontano. Alle laudi del quale, molto chiarissime per eccellenza di dottrina e di azioni civili e di costumi, détte quest’atto non piccola nota; perché essendo stato lungamente segretario de’ re aragonesi e appresso a loro in grandissima autoritá, precettore ancora nelle lettere e maestro d’Alfonso, parve che, o per servare le parti proprie degli oratori o per farsi piú grato a’ franzesi, si distendesse troppo nella vituperazione di quegli re, da’ quali era sí grandemente stato esaltato: tanto è qualche volta difficile osservare in se stesso quella moderazione e quegli precetti co’ quali egli, ripieno di tanta erudizione, scrivendo delle virtú morali, e facendosi, per l’universalitá dello ingegno suo in ogni specie di dottrina, maraviglioso a ciascuno, aveva ammaestrato tutti gli uomini. Andorono con Carlo ottocento lancie franzesi e dugento gentil’uomini della sua guardia, il Triulzio con cento lancie tremila fanti svizzeri mille franzesi e mille guasconi; e con ordine che in Toscana seco si unissino Cammillo Vitelli e i fratelli con dugento cinquanta uomini d’arme, e che l’armata di mare se ne ritornasse verso Livorno.

Seguitorono il re, non con altra guardia che data la fede di non partirsi senza licenza, Verginio Orsino e il conte di Pitigliano. La causa de’ quali, perché si querelavano non essere stati fatti giustamente prigioni, era stata prima commessa al consiglio reale; innanzi al quale avevano allegato che al tempo che s’arrenderono era giá stato agli uomini mandati da loro non solo conceduto per la bocca propria del re il salvocondotto, ma eziandio ridotto in scrittura e sottoscritto dalla sua mano; e che avendone ricevuto avviso da’ suoi che aspettavano l’espedizione de’ secretari, avevano, sotto questa