Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. I, 1929 – BEIC 1845433.djvu/136

130 storia d'italia

l’antica consuetudine della cittá, a essere rimessi ad arbitrio della sorte: però, come possono essere distribuiti per sette o per volontá di cittadini particolari? Aremo bene maggiore certezza che le faccende piú importanti saranno esaminate e indiritte dagli uomini piú savi piú pratichi e piú gravi, i quali le governeranno con altro ordine con altro segreto con altra maturitá che non farebbe il popolo, incapace delle cose, e talvolta, quando manco bisogna, profusissimo nello spendere, talvolta ne’ maggiori bisogni tanto stretto che spesso, per piccolissimo risparmio, incorre in gravissime spese e pericoli. È importantissima, come ha detto Pagolantonio, la infermitá d’Italia, e particolarmente quella della patria nostra: però che imprudenza sarebbe, quando bisognano i medici piú periti e piú esperti, rimettersi in quegli che hanno minore perizia ed esperienza. E da considerare in ultimo che in maggiore quiete manterrete il popolo vostro, piú facilmente lo condurrete alle deliberazioni salutifere a se stesso e al bene universale, dandogli moderata parte e autoritá; perché rimettendo a suo arbitrio assolutamente ogni cosa, sará pericolo non diventi insolente, e troppo difficile e ritroso a’ consigli de’ vostri savi e affezionati cittadini. —

Arebbe ne’ consigli, ne’ quali non interveniva numero molto grande di cittadini, potuto piú quella sentenza che tendeva alla forma non tanto larga del governo se nella deliberazione degli uomini non fusse stata mescolata l’autoritá divina, per la bocca di Ieronimo Savonarola da Ferrara, frate dell’ordine de’ predicatori. Costui, avendo esposto publicamente il verbo di Dio piú anni continui in Firenze, e aggiunta a singolare dottrina grandissima fama di santitá, aveva appresso alla maggiore parte del popolo vendicatosi nome e credito di profeta; perché, nel tempo che in Italia non appariva segno alcuno se non di grandissima tranquillitá, avea nelle sue predicazioni predetto molte volte la venuta d’eserciti forestieri in Italia, con tanto spavento degli uomini che e’ non resisterebbono loro né mura né eserciti: affermando non predire questo e molte altre cose, le quali continuamente prediceva,