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libro secondo — cap. ii 129

loro, non essendo per natura forse cosí acuti come sono gli ingegni nostri, sono molto piú facili a quietarsi e a contentarsi. Né si regge il governo viniziano solamente con quegli due fondamenti i quali sono stati considerati, ma alla perfezione e stabilitá sua importa molto lo esservi uno doge perpetuo, e molte altre ordinazioni, le quali chi volesse introdurre in questa republica arebbe infiniti contradittori; perché la cittá nostra non nasce al presente, né ha ora la prima volta la sua instituzione. Però, repugnando spesso alla utilitá comune gli abiti inveterati, e sospettando gli uomini che sotto colore della conservazione della libertá si cerchi di suscitare nuova tirannide, non sono per giovargli facilmente i consigli sani; cosí come in uno corpo infetto e abbondante di pravi umori non giovano le medicine come in uno corpo purificato. Per le quali cagioni, e per la natura delle cose umane, che comunemente declinano al peggio, è da temere che quello che sará in questo principio ordinato imperfettamente, in progresso di tempo in tutto si disordini, piú che da sperare che o col tempo o con le occasioni si riduca alla perfezione. Ma non abbiamo noi gli esempli nostri senza cercare di quegli d’altri? ché mai il popolo ha assolutamente governata questa cittá che ella non si sia piena di discordie, che ella non si sia in tutto conquassata, e finalmente che lo stato non abbia presto avuto mutazione: e se pure vogliamo ricercare per gli esempli d’altri, perché non ci ricordiamo noi che il governo totalmente popolare fece in Roma tanti tumulti che se non fusse stata la scienza e la prontezza militare sarebbe stata breve la vita di quella republica? perché non ci ricordiamo noi che Atene, floridissima e potentissima cittá, non per altro perdé l’imperio suo, e poi cadde in servitú di suoi cittadini e di forestieri, che per disporsi le cose gravi con le deliberazioni della moltitudine? Ma io non veggo per quale cagione si possa dire che nel modo introdotto nel parlamento non si ritruovi interamente la libertá, perché ogni cosa è riferita alla disposizione de’ magistrati, i quali non sono perpetui ma si scambiano, né sono eletti da pochi: anzi, approvati da molti, hanno, secondo