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libro secondo — cap. ii 123

in sulla piazza del palagio publico, i quali con voci scoperte deliberano sopra le cose proposte dal sommo magistrato, costituita una specie di reggimento che, sotto nome di governo popolare, tendeva in molte parti piú alla potenza di pochi che a partecipazione universale. La qual cosa essendo molesta a molti che s’avevano proposta nell’animo maggiore larghezza, e concorrendo al medesimo privata ambizione di qualche principale cittadino, era stato necessario trattare di nuovo della forma del governo. Della quale consultandosi un giorno tra i magistrati principali e gli uomini di maggiore riputazione, Pagol’Antonio Soderini, cittadino savio e molto stimato, parlò, secondo che si dice, cosí:

— E’ sarebbe certamente, prestantissimi cittadini, molto facile a dimostrare che, ancora che da coloro che hanno scritto delle cose civili il governo popolare sia manco lodato che quello di uno principe e che il governo degli ottimati, nondimeno, che per essere il desiderio della libertá desiderio antico e quasi naturale in questa cittá, e le condizioni de’ cittadini proporzionate all’egualitá, fondamento molto necessario de’ governi popolari, debba essere da noi preferito senza alcuno dubbio a tutti gli altri: ma sarebbe superflua questa disputa, poi che in tutte le consulte di questi dí si è sempre con universale consentimento determinato che la cittá sia governata col nome e con l’autoritá del popolo. Ma la diversitá de’ pareri nasce, che alcuni nell’ordinazione del parlamento si sono accostati volentieri a quelle forme di republica con le quali si reggeva questa cittá innanzi che la libertá sua fusse oppressa dalla famiglia de’ Medici; altri, nel numero de’ quali confesso di essere io, giudicando il governo cosí ordinato avere in molte cose piú tosto nome che effetti di governo popolare, e spaventati dagli accidenti che da simili governi spesse volte resultorono, desiderano una forma piú perfetta, e per la quale si conservi la concordia e la sicurtá de’ cittadini, cosa che né secondo le ragioni né secondo l’esperienza del passato si può sperare in questa cittá se non sotto uno governo dependente in tutto dalla potestá del popolo ma che sia ordinato e