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libro primo — cap. xviii 103

il volto, intervenne un altro giorno alla messa pontificale, sedendo il primo dopo il primo vescovo cardinale; e secondo il rito antico dette al papa, celebrante la messa, l’acqua alle mani. Delle quali cerimonie il pontefice, perché si conservassino nella memoria de’ posteri, fece fare pittura in una loggia del Castello di Santo Angelo. Publicò di piú a instanza sua cardinali il vescovo di San Malò e il vescovo di Umans della casa di Luzimborgo, né omesse dimostrazione alcuna d’essersi seco sinceramente e fedelmente reconciliato.

XVIII

Favore delle popolazioni del reame di Napoli per i francesi. Alfonso d’Aragona abbandona l’autoritá di re a favore del figliuolo Ferdinando e fugge a Mazari in Sicilia. Ferocia dei francesi al Monte di San Giovanni.

Dimorò Carlo in Roma circa uno mese, non avendo per ciò cessato di mandare gente a’ confini del regno napoletano: nel quale giá ogni cosa tumultuava in modo che l’Aquila e quasi tutto l’Abruzzi aveva, prima che ’l re partisse di Roma, alzate le sue bandiere, e Fabrizio Colonna aveva occupato i contadi d’Albi e di Tagliacozzo; né era molto piú quieto il resto del reame. Perché subito che Ferdinando fu partito da Roma cominciorono i frutti dell’odio che i popoli portavano ad Alfonso ad apparire, aggiugnendosi la memoria di molte acerbitá usate da Ferdinando suo padre; donde, esclamando con grandissimo ardore delle iniquitá de’ governi passati e della crudeltá e superbia d’Alfonso, il desiderio della venuta de’ franzesi palesemente dimostravano; in modo che le reliquie antiche della fazione angioina, benché congiunte con la memoria e col seguito di tanti baroni stati scacciati e incarcerati in vari tempi da Ferdinando, cosa per sé di somma considerazione e potente instrumento ad alterare, facevano in questo tempo, a comparazione dell’altre cagioni, piccolo momento: tanto senza questi stimoli era concitata e ardente la