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tutte l’altre terre tolte o ribellatesi da’ fiorentini, a’ quali fusse lecito recuperarle con l’armi in caso recusassino di ricevergli: donassino al re per sussidio della sua impresa ducati cinquantamila fra quindici dí, quarantamila per tutto marzo e trentamila per tutto giugno prossimi: fusse perdonato a’ pisani il delitto della ribellione e gli altri delitti commessi poi: liberassinsi Piero de’ Medici e i fratelli dal bando e dalla confiscazione, ma non potesse accostarsi Piero per cento miglia a i confini del dominio fiorentino, il che si faceva per privarlo della facoltá di stare a Roma, né i fratelli per cento miglia alla cittá di Firenze. Questi furono gli articoli piú importanti della capitolazione tra il re e i fiorentini; la quale, oltre all’essere stipulata legittimamente, fu con grandissima cerimonia publicata nella chiesa maggiore intra gli offici divini; dove il re personalmente, a richiesta del quale fu fatto questo, e i magistrati della cittá, promessono l’osservanza con giuramento solenne, prestato in sull’altare principale, presente la corte e tutto il popolo fiorentino. E due dí poi partí Carlo di Firenze, dove era dimorato dieci dí, e andò a Siena; la quale cittá, confederata col re di Napoli e co’ fiorentini, aveva seguitato la loro autoritá, insino a tanto che l’andata di Piero de’ Medici a Serezana gli costrinse a pensare da se stessi alla propria salute.

XVII

Carlo VIII da Siena, di governo libero ma turbata dalle fazioni, s’incammina verso Roma. Timori del senato veneziano e del duca di Milano per i buoni successi di Carlo. Titubanze del pontefice mentre l’esercito francese s’avvicina a Roma. Sottili accordi fra gli Orsini e il re di Francia. Entrata di Carlo in Roma. Patti e riconciliazione fra il pontefice e Carlo.

La cittá di Siena, cittá popolosa e di territorio molto fertile, e la quale otteneva in Toscana, giá lungo tempo, il primo luogo di potenza dopo i fiorentini, si governava per se medesima, ma in modo che conosceva piú presto il nome della libertá