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lega proposta da massimiliano a venezia - i. 71


Sforza, massime che per el titulo ereditario che lui pretende in quello ducato, giudica se gli appartenga ancora Brescia, Bergamo e Crema, e tutto lo stato vecchio de’ Visconti. E noi veggiamo tuttodí quanto e’ principi grandi sono facili a imbarcarsi in simili imprese, e tanto piú quando alla speranza di acquistare el dominio è aggiunto qualche colore di ragione, e lo stimolo della vergogna, di che abbiamo piú da temere, perché sanza unione del re de’ romani non può sperare di pervenire a questo disegno, atteso che la republica nostra è potente per sé medesima ed arebbe sempre la aderenzia della Magna, quando el re di Francia ci assaltassi sanza questa unione. Però per le pratiche che ha tenuto si vede che sempre ha desiderato di opprimerci, ma non ha mai ardito di farne impresa sanza questa amicizia, la quale essendo il cammino solo che lo conduce al fine desiderato, abbiamo a credere ragionevolmente che vi si metterá drento.

E se mi sará detto che noi non abbiamo a dubitare di questo, perché sarebbe mala deliberazione per el re di Francia, per acquistare una cittá o dua, mettere in Italia el re de’ romani, di chi è inimico naturale, e da chi ará sempre alla fine guerre e travagli, e che mentre che ará amicizia seco, gli costerá infinita somma di danari, ed anche l’ará incerta, e però farsi piú per lui sanza comparazione la pace ed amicizia nostra, con la quale tiene sicure le cose sue di Italia, io risponderò che se ha el sospetto detto di sopra che noi non ci ristrignamo col re de’ romani, non gli parrá entrare in pericolo a farlo lui, anzi assicurarsi, e non solo dalla unione che si potessi fare tra quello re e noi, ma ancora da’ movimenti che in caso che noi stessimo a vedere, gli potessi fare contro lui, o con l’aiuto della Magna o con altre aderenzie ed occasione. Ed essendo prima questi pericoli che quelli che succedono poi che el re de’ romani ará fatto piede in Italia, non sará da maravigliarsi che el re di Francia vi pensi prima, seguitando in questo la natura commune degli uomini, che spesso temono e’ pericoli presenti e vicini piú che non debbono, sempre tengono manco conto de’ futuri e lontani che non è da tenere, e vi sperano