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libro primo - capitolo xlix 43


almanco piú rare volte che non fanno e’ pochi, perché el popolo si governa in questo giudicio non con la notizia particulare, ma con le opinione universale, né esamina o distingue sottilmente, in modo che si inganna spesso, massime in quelle elezione delle quali pochi sono capaci; crede a’ romori falsi, muovesi per fondamenti leggieri, ed in effetto quanto alla ignoranzia è molto piú pericoloso che el giudicio di pochi.

CAPITOLO XLIX

[Se quelle cittadi che hanno avuto il principio libero, come Roma, hanno difficultá a trovare legge che le mantenghino: quelle che lo hanno immediate servo, ne hanno quasi una impossibilitá.]

E questo Discorso e molti altri mostrano quello che io, contro alla opinione dello scrittore, ho detto in altro luogo, che posposta la disciplina militare, el governo romano era in molte parte defettivo; perché, che piú assurda cosa che fussi in potestá di uno uomo solo fermare le azione publiche, o non lasciare che una deliberazione della cittá abbia effetto, come feciono quelli consuli? A’ quali se bene vi fu el freno del tribuno, nondimanco al tribuno, quando voleva fare simile disordine, non vi era rimedio alcuno. Fu anche errore che in potestá de’ dua censori fussi privare del senato per sí buona opera Mamerco Emilio cittadino onoratissimo e tanto benemerito della republica; anzi era in potestá di uno solo. Né credo che lui vi avessi altro rimedio, che o una legge del popolo che fussi restituito al senato, la quale non si legge che fussi fatta, o che e’ sequenti censori quando legevano el senato, lo restituissino; il che anche non sono certo potessino fare benché lo credo.