Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti politici e ricordi, 1933 – BEIC 1844634.djvu/34

28 discorsi del machiavelli


El remedio adunche che ha el principe, è, o farsi partigiani di qualitá che siano potenti a opprimere el popolo, overo col battere ed annichillare el popolo di sorte che non possa muoversi, introducere nuovi abitatori e di qualitá che non abbino a avere causa di desiderare la libertá.

CAPITOLO XXIII

[Che non si debbe mettere a pericolo tutta la fortuna e non tutte le forze; e per questo, spesso il guardare i passi è dannoso.]

Io non credo che dalla conclusione che fa el Discorso, ancora che sia verissima, si possa riprendere el partito che d’accordo feciono gli albani ed e’ romani; perché se bene ognuno di loro aventurò tutta la fortuna e non tutte le forze, s’ha a considerare che quello che ciascuno diminuí a sé tolse ancora al compagno, in modo che la perdita ed el guadagno furono pari; e quando e’ partiti sono equali si possono male riprendere. Se e’ romani verbigrazia, con parte delle forze loro avessino combattuto contro a tutte le forze degli albani, sarebbe stato imprudenzia; ma avendone diminuite altante agli albani, restorono cosí potenti combattendo con parte delle forze loro contro a equale parte delle forze degli inimici, come se con tutte avessino combattuto contro a tutte. Ed hassi a considerare che se bene la consanguinitá che si reputava tra l’uno popolo e l’altro, gli condusse a disputare lo imperio con modo sí mansueto, per non si distruggere totalmente e perché l’uno non aspettava mala compagnia dall’altro; pure è credibile che la ragione principale fussi el cognoscersi pari di forze, in modo che fussi difficile fare giudicio a chi, facendo guerra ordinaria, fussi per inclinare la vittoria. Che se uno di loro avessi cognosciuto avere vantaggio, pare verisimile che non fussi stato né sí buono né sí imprudente che avessi accettato quello partito; e presupposta questa equalitá,