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24 discorsi del machiavelli

CAPITOLO XIV

[I romani interpretavano gli auspizi secondo la necessitá, e con la prudenza mostravano di osservare la religione, quando forzati non la osservavano; e se alcuno temerariamente la dispregiava, punivano.]

Non ho per certo che e’ capitani degli eserciti usassino astutamente la autoritá degli auspíci e degli augúri, ma credo che massime ne’ primi tempi fussino gli animi loro occupati da questa religione; né mi repugna lo esemplo di Papirio, el quale avendo avuto la relazione da’ Pullari di chi era lo officio, non aveva a attendere a quello che gli fussi referito da terze persone.

CAPITOLO XVI

[Uno popolo, uso a vivere sotto uno principe, se per qualche accidente diventa libero, con difficultá mantiene la libertá]

Io fo in questo Discorso grandissima differenzia da uno popolo che non abbia mai cognosciuto libertá, a uno popolo che qualche volta sia stato libero, ma per qualche accidente abbia perduto la libertá; perché in questo caso si possono ripigliare piú facilmente gli ordini della libertá, vivendo ancora chi l’ha veduta e restando molte memorie della antica republica. È ancora piú acceso nel petto degli uomini el desiderio della libertá avendo provato e’ mali della tirannide, e tanto piú se non è caduta loro in mano per essere mancata la linea de’ tiranni, ma perché sospinti dalla acerbitá della servitú, l’abbino recuperata con le arme. Costoro ed amano piú la libertá che quello popolo che non l’ha mai cognosciuta, e sono piú facili a ripigliare gli ordini delle republiche; ed anche la materia è piú disposta, perché in una cittá che sempre abbia avuto principato è grande inequalitá da uno cittadino