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gli stati col sangue, come gli edifici con la calcina. Ma la distinzione di questi contrari non si può dare per regola: bisogna gli distingua la prudenzia e discrezione di chi l’ha a fare.

151. Non è in potestá di ognuno eleggersi el grado e le faccende che l’uomo vuole, ma bisogna spesso fare quelle che ti apresenta la tua sorte e che sono conforme allo stato in che sei nato; però tutta la laude consiste nel fare bene e congruamente le sue. Come in una commedia non è manco laudato chi bene rapresenta la persona di uno servo, che quelli a chi sono stati messi in dosso e’ panni del re, in effetto ognuno può nel grado suo farsi laude ed onore.

152. Ognuno, e sia chi si vuole, fa in questo mondo degli errori, da’ quali nasce maggiore o minore danno, secondo li accidenti e casi che ne seguitano; ma buona sorte hanno quelli che si abbattono a errare in cose di minore importanza, o dalle quali ne séguita minore disordine.

153. È gran felicitá potere vivere in modo che non si riceva né si faccia ingiuria a altri; ma chi si riduce in grado che sia necessitato o gravare o patire, debbe pigliare el tratto a vantaggio, perché è cosí giusta difesa quella che si fa per non essere offeso, come quella che si fa doppo la offesa ricevuta. È vero che bisogna bene distinguere e’ casi, né per superflua paura darsi ad intendere di essere necessitato a prevenire, né per cupiditá o malignitá, dove in vero non hai sospetto, volere con allegare questo timore giustificare la violenzia che tu fai.

154. Piú difficultá ha ora la casa de’ Medici con tutta la grandezza sua a conservare lo stato in Firenze, che non ebbono gli antichi suoi, privati cittadini, a acquistarlo. La ragione è che allora la cittá non aveva gustato la libertá ed el vivere largo, anzi era sempre in mano di pochi, e però chi reggeva