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68. Erra chi crede che e’ casi rimessi dalla legge a arbitrio del giudice siano rimessi a sua voluntá ed a suo beneplacito, perché la legge non gli ha voluto dare potestá di farne grazia; ma non potendo in tutti e’ casi particulari per la diversitá delle circunstanzie dare precisa determinazione, si rimette per necessitá allo arbitrio del giudice, cioè alla sua sinderesi, alla sua coscienzia, che considerato tutto, faccia quello che gli pare piú giusto. E questa larghezza della legge lo assolve d’averne a dare conto pe’ palazzi, perché non avendo el caso determinato si può sempre escusare, ma non gli dá giá facultá di fare dono della roba di altri.

69. Si vede per esperienzia che e’ padroni tengono poco conto de’ servidori, e per ogni suo interesse o appetito gli mettono da parte, o gli strascinano sanza rispetto; però sono savi e’ servidori che fanno el medesimo verso e’ padroni, conservando però sempre la fede sua e l’onore.

70. Credino e’ giovani che la esperienzia insegna molto, e piú ne’ cervelli grandi che ne’ piccoli; e chi lo considerassi ne troverebbe facilmente la ragione.

71. Non si può, benché con naturale perfettissimo, intendere bene ed aggiugnere a certi particulari sanza la esperienzia che sola gli insegna; e questo ricordo lo gusterá meglio chi ha maneggiato faccende assai, perché con la esperienzia medesima ha imparato quanto vaglia e sia buona la esperienzia.

72. Piace sanza dubio piú uno principe che abbia del prodigo che uno che abbia dello stretto; e pure doverrebbe essere le contrario, perché el prodigo è necessitato fare estorsione e rapine, lo stretto non toglie a nessuno; piú sono quelli che patiscono dalle gravezze del prodigo, che quelli che hanno beneficio dalla sua larghezza. La ragione adunche a mio giudicio è che nelli uomini può piú la speranza che el timore, e piú sono quelli che sperano conseguire qualche cosa da lui che quelli che temono di essere oppressi.