Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti politici e ricordi, 1933 – BEIC 1844634.djvu/240

234 scritti minori

disse qualche scrittore santo che e’ dannati nello inferno, dove non è speranza alcuna in perpetuo di redenzione, non muterebbono la condizione loro al non essere, tanto naturalmente è appetito dalli omini lo essere. E però séguita che chi elegge la morte per schifare la servitú elegge uno maggiore male per fuggire uno minore, il che procede da stimare e reputare la servitú maggiore male che la non è, ed averne piú paura che non si debbe e che non è ragionevole. Non si può adunche dire che e’ proceda da generositá di animo, perché el primo articulo dello uomo animoso è di non si fare una cosa piú terribile che la sia, e chi incorre in questo defetto manca di animo, ed è necessario dire che abondi la timiditá. Questa ragione conchiude non solo che sia sanza animo e pauroso, ma che e’ pecchi ancora nel giudicio, stimando uno male maggiore che e’ non è, ed eleggendo di volere piú tosto uno male grande che uno minore; e puossi comparare a uno che vuole piú tosto due ferite che una, il che chi facessi sarebbe sanza dubio reputato stulto da tutti li omini.

Confermasi questa opinione medesima con una altra ragione, perché chi, venendo in servitú, o lui o la patria, sperassi che la libertá si potessi qualche volta recuperare e che questo male avesse a essere temporale, sanza dubio piú tosto eleggerebbe la servitú, aspettando che la avessi in processo di tempo a finire, che la morte la quale sa essere male perpetuo. Lo amazzarsi adunche per simile ragione è spezie di desperazione, la quale viene da mancamento di animo e da troppa timiditá, massime quando si perde la speranza che e’ si variino quelle cose che non sogliono mai stare lungamente ferme: veggiamo le cose umane e massime delli stati andarsi tuttodí alternando, e dove è oggi la vittoria e lo imperio, essere domani la perdita e la servitú, ed e converso; e quello che è piú, venire spesso queste revoluzione e queste tempeste in tempi che non pare se ne vegga alcuno segno, e contro alla opinione di tutti li omini; e però chi ne perde la speranza piú che sia ragionevole, bisogna che nasca da essere troppo timido e pauroso.