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II

Se sia lecito condurre el populo alle buone legge
con la forza non potendo farsi altrimenti1.


Questa quistione pare prima facie che abbi poca difficultá e poche ragione da disputarla, perché nessuna cosa è piú contro alle legge e contro alla libertá della cittá, che è la forza. Non sono tutte le leggi fatte ad altro effetto che per rimuovere la forza e volere che la voluntá di uno uomo particolare non possa piú che la ragione. Lo essere la cittá libera e deliberare liberamente, presuppone che la determini da sé medesima a posta sua e secondo li pare; lo usare la forza, presuppone che la abbi a regolarsi in tutto ad arbitrio di altri e nel tempo e nel modo. Chi adunche vuole condurre el populo con la forza usa uno modo contrario alla sustanzialitá della libertá, e volendo conservare el buono vivere e le legge comincia a guastarle. Non può essere ancora cosa alcuna di piú vituperio ed infamia a una cittá libera che lo intendersi che la sia forzata e violentata, perché li toglie quello splendore e quella gloria che li dá lo essere lei in libertá. Male adunche si può giovarli colla forza, poi che si li toglie lo onore: ed è come uno medico che volessi sanare uno infermo

  1. Precede, di mano dell’autore e di diverso inchiostro: In Spagna come di sopra. Ciò si riferisce al V dei Discorsi del Reggimento di Firenze, cui questo scritto segue immediatamente nell’originale.