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194 discorsi politici

Cesare, grande in Italia, vorrá malignare. Però chi si spaventa de’ pericoli della guerra, debbe risguardare a’ mali della pace, e con quello occhio medesimo che si risguarderanno quando sará passata ogni opportunitá di fare la guerra; e’ quali sono piú certi, non manco tardi ed in qualche caso maggiori; ed in quegli che sono pure minori, cioè presupponendo che Cesare non volessi la ruina vostra, non si può negare che saranno tanto grandi che Vostra Santitá gli debbe riputare poco manco gravi che la morte; e nondimeno chi spera questo manco acerbo grado, spera a mio giudicio quello che non è ragionevole, non è verisimile, non si debbe sperare.

Veggo bene che lo accordare Vostra Santitá con Cesare gli accresce la facultá di poterla offendere, ma non veggo gli faccia mutare la voluntá; sanza che, chi considera quale partito sia piú glorioso, piú generoso e piú degno di principe, troverrá che lo sforzarsi e fare ogni conato per non andare in servitú, è cosa virile e degna di uomo, ed el contrario è pieno di eterna infamia ed ignominia. Si è veduto a’ tempi nostri, e se ne legge infiniti nelle istorie antiche, re e príncipi grandi che per mala sorte hanno perduto gli stati loro, perché questo è naturale nelle conversione del mondo, che gl’imperi ora creschino, ora abbassino; ma non se ne è visto o udito forse nessuno, parlo de’ grandi e simili a quello di Vostra Santitá, che con piú facilitá si sia mutato. Questo, se Vostra Santitá, di che Dio la guardi, lo perderá sanza fare opposizione, non si potrá dire che gli sia stato tolto, ma bisognerá confesserá che dapocamente gli sia cascato.

Non fu mai alcuno uomo privato sí debole, sí abietto, che vedendo venire chi lo vuole spogliare del mantello che ha indosso, non abbia fatto forza di difendersi o di fuggire; e Vostra Santitá che vede evidentemente che costoro vogliono spogliarla della degnitá ed autoritá sua, si risolve a stare ferma, a non si muovere, a lasciare fare agli inimici quello che vogliono? Non è questa la aspettazione che s’aveva di Vostra Beatitudine; non conviene alle esperienzie che aveva fatto in minoribus, dove aveva provato e la buona e la avversa fortuna.