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contro l'accordo tra clemente vii e carlo v 187

stato ed è e sará di essere incerta, inconstante ed instabile; lasciate, dico, da canto queste ragione generale ed altre simili che si possono allegare, io confesso che gli inimici hanno buoni capi e buona gente, ma non però tali che si debbino temere tanto che si abbia a abbandonare loro lo imperio del mondo sanza opporsegli. Non sono altro che uomini; e chi considera e’ loro progressi diligentemente, cognoscerá che hanno vinto piú forse per mala fortuna ed imprudenzia degli inimici che per propria virtú; e se per virtú, non è però stata sí rara e sí mirabile che gli altri abbino a disperarsi di potervi aggiugnere. Le pruove loro sono state fatte in Italia non con altri che contro a’ franzesi, la imprudenzia de’ quali, el disordine e la impazienzia è si nota, che è superfluo el parlarne; e manco è maraviglia che siano stati vinti, perché tutto consiste in sapere sostenere quello loro furioso ed inconsulto impeto, nel principio del quale non sono giá piú che uomini, ma doppo quello sono forse manco che donne.

La impresa ultima di Italia non l’hanno perduta e’ franzesi se non per loro malo governo, avendo perduto tanto tempo ed opportunitá con tanta ignavia intorno a Pavia, sanza mai stringerla di altro che di . . . 1, e di poi usciti gli imperiali in campagna, risolutosi, ancora che avessino diminuito molto lo esercito ed inferiori di numero di fanteria agli inimici, di aspettarli in uno alloggiamento pericolosissimo. La vittoria prima di Milano, della quale fu capo Vostra Santitá, quella sa se fu piú fortuna che virtú, e se al principio di impresa facile diventò per la freddezza de’ cesarei in modo difficile e pericolosa, che molte volte e’ franzesi si trovorono con avantaggio. Non voglio discorrere la giornata di Ravenna, e le cose del Garigliano particularmente; ma la conclusione è che chi gli propone sopra gli altri uomini e gli battezza invincibili, si lascia menare piú al grido che alla ragione.

  1. L’autore aveva scritto prima parole, poi cancellò e due volte corresse, in modo che la lettura ne è divenuta quasi impossibile. Potrebbe forse leggersi bandiere. Certamente da scartare è la lezione trinciere adottata dal Canestrini.