Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti politici e ricordi, 1933 – BEIC 1844634.djvu/179


per l'accordo tra clemente vii e carlo v 173

vuole avere piú paura che el bisogno, e non considerare che el remedio a’ pericoli ed a’ mali non è mettersi in maggiori pericoli e mali, ma cercare di diminuirgli quanto si può, e se, perché le cose del mondo girano cosí, non si può liberarsene totalmente, accommodarsi a’ tempi ed abracciare per buono quello manco male che l’uomo può avere. La paura che si ha di Cesare procede da dua fondamenti: l’uno, che si dubita che lui tenendosi offeso delle pratiche tenute a’ mesi passati o almanco insospettito, per vendicarsi, per assicurarsi, voglia abassare Vostra Santitá; a che se mette mano, non sará contento di poca ruina e cercherá di fare el piú male potrá, ed essendo quella a sua discrezione, potrá fare tutto quello che disegnerá; e vedendosi che ha in animo rovinare franzesi e veneziani, imprese grandi e che potrebbero tirarsi drieto molte difficultá e pericoli, vorrá ragionevolmente, innanzi ci metta mano, dare forma alle altre cose di Italia, ed assicurarsi del papa sospetto ed inimico, acciò che, se per sorte le cose sue si riducessino in qualche angustia, non possi el papa, del quale non si può piú fidare, unirsi insieme con gli altri alla sua ruina.

L’altra ragione che fa temere è la ambizione naturale di tutti e’ príncipi, che sempre cercano augumentare; e questo si vede che aspira alla monarchia. Lo stato della Chiesa è grande e bello e da non disprezzare da uno che cerchi el tutto: è da credere gli torrá el temporale e vorrá riducere e’ pontefici in quello grado che solevano essere quando le elezione e tutti e’ progressi loro dependevano dalli imperadori; in che non solo satisfará alla ambizione, ma gli parrá anche non offendere la conscienzia, recuperando allo imperio le ragione che hanno tenuto e’ suoi antecessori, e lasciando lo spirituale al papa, et quae sunt Dei Deo; el temporale et quae sunt Caesaris Caesari. Io credo che chi dice cosí non è certo che questo abbia a succedere, né io posso essere certo che abbia a essere el contrario; ma dico bene che la ragione persuada piú di gran lunga la opinione mia che la loro, perché, discorrendo prima el capo della ambizione, io dico che questo principe ha dimostrato sempre in tutte le azioni sue buona mente, e fatto