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XIII

[Ragioni che consigliano a Clemente VII di accordarsi con Carlo V.]


Disputavasi innanzi a papa Clemente doppo la arrivata del delegato alla corte di Cesare e la partita di madama d’Alanson con la rottura delle pratiche della concordia tra lui e franzesi, se Sua Santitá doveva ristringersi in nuova confederazione con lo imperadore, quale gli era offerta con condizioni oneste e ragionevoli, overo temporeggiarsi per vedere le resoluzione de’ franzesi. Sopra che, parlò come séguita chi consigliava Sua Santitá a intendersi bene con Cesare:

Io parlerò piú per obedire a Vostra Santitá che perché mi venga da cuore, avendo veduto, non dico che e’ ricordi miei non siano stati accetti, di che uno servidore non si può lamentare, ma che io sia venuto a sospetto come troppo affezionato alle cose di Cesare; e nondimanco se io fussi stato creduto, non sarebbe Vostra Santitá e gli altri di Italia nelle difficultá che ora è. Perché se doppo la assunzione del papato, avessi continuato di favorire quella parte la quale, per avere lei procurata la grandezza sua, gli era obligata e schiava, e non cominciato a promettere al re, insino in Francia, la neutralitá, era facile cosa che lui non passassi, e le cose di Cesare non sarebbono diventate sí grande che fussino formidabile a Vostra Beatitudine. Anzi lui sentendoseli obligato ed avendo bisogno di conservarsela amica, gli sarebbe sempre stato osse-