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[Sulla proposta di alleanza fatta da Carlo V ai Veneziani.]


Doppo la cattura del re di Francia ed andata sua in Spagna, trattavasi nel senato viniziano se si doveva fare lo accordo con Cesare, al quale instava lo oratore suo in Vinegia. Chi dissuadeva lo accordarsi parlò in questa sentenzia:

Dura, strana e quasi disperata, onorevoli senatori, è la presente consulta, perché in ogni partito a che noi ci voltiamo si riscontra grandissimi pericoli e difficultá; le quali sono sí implicate, che a volerle bene risolvere bisognerebbe avere piú del divino che dello umano, perché non basta el giudicio naturale in sí grandi viluppi a discernere el futuro; nondimanco è ufficio nostro non abandonare, in quanto per noi si può, la prudenzia né rimettere le deliberazione nostre al caso, e cosí non perdere di animo e di cuore, ma armarci di constanzia a tutto quello che possa succedere. Anzi, quanto e’ pericoli sono maggiori e piú spaventosi, tanto piú ci bisogna aiutare da noi medesimi con la prudenzia e virilitá; con le quali cose, aggiunta la grazia di Dio, questa republica è altre volte uscita di gravissimi frangenti, e non abbiamo da desperarci che el medesimo abbia a succedere ora, pure che con lo aiutarci da noi diamo causa a Dio di volerci aiutare.

Noi presuppognamo tutti, per quanto io ho compreso ogni dí ne’ nostri ragionamenti, che Cesare ci abbia malo animo,