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sulla proposta fatta ai veneziani ecc. 123


Lo odio per tante ingiurie fresche e nuove, e per la emulazione che hanno con lo imperadore è tale ed el timore della potenzia ed arme sue, che aranno sempre vòlto lo occhio a questo, né aranno pensiero o occasione di travagliarci, anzi procureranno di stare sempre uniti con noi, cognoscendo che con la nostra coniunzione terranno sicure le cose di Italia. Hanno fatto esperienzia con suo danno che frutto gli abbia fatto la lega di Cambrai e la ruina nostra, e cognosciuto molte volte la virtú o la fortuna degli spagnuoli essere maggiore che la sua; però non abbiamo da temere che recuperato lo stato di Milano ritornino a quelle unione, né che mai pensino a partito o divisione alcuna per la quale lo imperadore abbia in Italia a vicinare seco, perché la esperienzia gli ha ammaestrati di quello che non insegnò loro la prudenzia. Sanza che, le ragione di quelli tempi furono molto diverse, perché Massimiano era in comparazione di questo uno debole principe; né messono allora in Italia ed in sua vicinitá uno re potente come questo, anzi di qualitá che per la debolezza e disordini suoi si poteva sperare che n’avessi a uscire presto, come sarebbe intervenuto se non si fussi poi di nuovo unito tutto el mondo a battere loro. Se la fortuna buona di Italia avessi potuto piú che la imprudenzia di Lodovico Sforza, e poi, che la nostra o troppa paura o troppa cupiditá, non sarebbono oltramontani in Italia, e questa sarebbe la felicitá di tutta questa provincia e spezialmente la nostra, che eravamo temuti da li altri, ed in fatto davamo, si può dire, le legge a tutti; ma poi che le cose sono scorse in luogo che non si può sperare che Italia sia sanza barberi, è molto meglio per noi e per li altri italiani che ce ne sia due, che uno, perché la emulazione che aranno questi dua potenti insieme, sará la guardia de’ manco potenti, ed in spezie ciascuno fará a gara di intrattenere la nostra republica, perché in tal caso troppo importerá la potenzia nostra.

Ed io fo tutto questo discorso presupponendo che lo imperadore terrá per civetta nello stato di Milano Francesco Sforza, mentre ará bisogno di servirsene; ma se gli cessassino le difficoltá ed e’ sospetti de’ franzesi, quello ducato è sí grosso