Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti autobiografici e rari, 1936 – BEIC 1843787.djvu/60

54 ricordanze

cosa di greco, che poi in spazio di qualche anno, per avere altro esercizio, dimenticai, ed imparai lo abaco assai bene, ed udii qualche cosa di logica benché poca, insino che cominciai a studiare in legge.

Nello anno 1498 nella fine del mese di novembre, cominciai a studiare ragione civile, e quello anno udii la instituta da messer Iacopo Modesti da Carmignano da Prato, in Firenze che allora vi si faceva lo studio per lo essere perduta Pisa.

L’anno 1499, che piglio el principio dello anno da ognisanti, secondo lo ordine di studio, cominciai a udire la ordinaria della mattina da messer Ormannozzo Deti, ed udillo insino a quaresima; di poi sopravenendo a leggere messer Francesco Pepi, ed essendo messer Ormannozzo transferito a ragione canonica, udi’ el resto dello anno sotto messer Francesco, benché a ogni modo l’arei udito, e messer Iacopo alla instituta.

Lo anno 1500 continuai a udire la mattina messer Francesco Pepi, e di poi andando lui imbasciadore a Roma, udii messer Filippo Decio, e la sera in ragione civile udivo messer Giovanni Vettorio Soderini; e di poi a’ dí 19 di marzo 1500 andai a studio a Ferrara per voluntá di Piero, che aveva disegnato in ogni modo mandarmi a studiare fuora di Firenze, perché stimava che piú ferventemente attenderei a studiare quando fussi fuora di casa. Ma accelerò el mandarmi per essere le cose di Firenze in grandi travagli: per avere quando nascessi qualche revoluzione di stato nella cittá, o di fuori qualche movimento pericoloso alla libertá, uno refugio dove mandare sua miglioramenti; e mandommi a Ferrara dove era uno studio di poca qualitá piú tosto che in altro studio, per essere quella cittá allora molto quieta sotto el governo del duca Ercole da Esti. E per detta cagione quando mi partí’ da Firenze mi détte ducati cinquecento d’oro, e di poi a pochi giorni riscaldando le cose di Firenze me ne mandò altri cinquecento, e di quivi a non molto tempo me ne mandò mille: e di tutto benché io fussi giovane e sanza freno di persona gli rendei diligente conto.