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42 memorie di famiglia

volere trovare a confinare cittadini. Era Piero di Cosimo clementissimo, e nondimeno in quella novitá per satisfare agli amici sua lasciò condannare e segnare molti piú cittadini che da se medesimo non arebbe fatto. Concorreva Iacopo in quella voluntá, e operò di poi tanto che ne fece molti restituire, e fra gli altri Piero Minerbetti che fu poi cavaliere; e perché era molto amico di messer Agnolo Acciainoli, tenne pratica con Piero di Cosimo che fussi restituito, e Piero era disposto al farlo secondo la sua benigna natura, ma aspettava qualche occasione di poterlo fare sanza dispiacere troppo a’ sua amici; ma morendo poi Piero, benché Iacopo continuassi con Lorenzo la medesima pratica, nondimeno non ebbe effetto, perché a Lorenzo non piacque.

Quando Piero morí, che fu nel 1469, Iacopo era oratore a Roma e scrisse a Lorenzo una lettera, confortandolo a pazienzia e dandogli sopratutto due ricordi: l’uno a conservare gli amici del padre e dello avolo, la fedeltá e prudenzia de’ quali si era esperimentata in molti pericoli e novitá; l’altro a volere imitare la clemenzia del padre e non usare el ferro o rimedi aspri se non ne’ bisogni e necessitá urgentissime. Di poi nella novitá de’ Pazzi sendo Lorenzo molto incrudelito contro a loro, o per sua natura o inasprito per la morte del fratello, la ferita sua, e pel pericolo grande aveva portato, ed avendo condannati in carcere e’ giovani de’ Pazzi innocenti e non conscii di quella congiura, e fatto decreto che le fanciulle loro che si trovavano con poca dota non si potessino maritare in Firenze, Iacopo sempre confortò Lorenzo a volere fare uscire di carcere quegli giovani innocenti e piú tosto confinargli del territorio nostro, e cosí a levare via la proibizione de’ matrimoni; tanto che finalmente Lorenzo, benché doppo piú anni, o mitigato da se medesimo, o vinto da’ prieghi di Iacopo e di qualcuno altro cittadino che lo confortavano al medesimo, cedé all’una e l’altra cosa.

Fu Iacopo al tutto sanza lettere, la qual cosa benché tolga la perfezione de’ beni dello animo, pure dimostra el suo naturale buono, col quale sanza accidentale di lettere si esperi-