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34 memorie di famiglia

aveano col turco, e speranza che faccendosi questa lega, e’ potentati di Italia fussino per concorrere a qualche provisione, el papa etiam fu constretto a entrarvi drento; e cosí si conchiuse una lega generale di tutta Italia, riservata la particulare fra re, duca e fiorentini. Ma sendo in segreto el duca malcontento di questa conclusione, nacque che nel distendere le scritture gli oratori sua vollono vi s’aggiugnessi alcuna parola che non vi aveva a essere; di che venutone contenzione, el duca non volle ratificare la lega. Iacopo la ratificò per nome de’ sua signori, ed avendosi poi a soscrivere le scritture che si erano estese, sanza le parole vi volevano gli oratori ducali, ed Iacopo avendo fatto intendere a Firenze gli fussi scritto dalla signoria quello avessi a fare, la intenzione di Lorenzo e degli altri dello stato era, per compiacere al duca, che queste scritture non si soscrivessino; e nondimeno non ne parlavano nelle pratiche per fuggire carico col popolo che si era sommamente rallegrato della conclusione della lega, ma facevano che la signoria non rispondeva nulla a Iacopo circa alla parte del soscrivere, e loro privatamente, e massime messer Luigi, lo avisavano le lasciassi sospese. La intenzione di Iacopo era altrimenti, e scrisse largamente che si soscriverebbe a ogni modo, se giá la signoria non gli scrivessi espressamente el contrario; pure finalmente tirato dalle loro spesse lettere, alla partita aveva a fare di Roma, per essere a tempo entrare a Pisa, avendo licenzia dalla signoria, partí e non si soscrisse; di che in Firenze ebbe carico, in modo stette parecchi mesi a vincere gli stanziamenti, e credo ne dispiacessi assai al re. Venne in quegli giorni el duca a Firenze, e partendosi fece la via da Pisa, dove Iacopo stette con lui parecchi ore, e confortollo assai a volere dare effetto a questa lega. El duca lo vedde molto volentieri e carezzollo assai, benché circa alla lega si rimanessi nella opinione sua.

Successe lo anno 1472 la ribellione di Volterra che détte che pensare assai alla cittá, e però risolvendosi a fare impresa gagliardissima, fu mandato messer Bongianni Gianfigliazzi a Urbino pel duca, che aveva a essere capitano di questa im-