Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti autobiografici e rari, 1936 – BEIC 1843787.djvu/32

26 memorie di famiglia

terreni nostri e divertire la guerra in sul loro; perché e’ si giudicava el paese nostro essere tanto offeso ed indebolito dagli inimici ed etiam da’ soldati nostri, che se la guerra vi si continuava piú, era andare a una perdita manifesta. E conoscendosi che questi aiuti bisognava si facessino da’ viniziani, e che loro pigliassino la impresa e la difesa nostra e della lega in altro modo non avevono fatto pel passato; però per intendere l’ultimo della loro intenzione e narrare loro tutte queste cose e chiarirsi che fondamento si poteva fare in loro, vi fu mandato imbasciadore messer Luigi; el quale subito andato via ed esposto la commissione, e trovato e’ viniziani molto freddi a questi effetti, ne détte aviso alla cittá, e molto piú largamente a Lorenzo, confortandolo, poi che di quivi non si poteva sperare, a volere pigliare la pace come si poteva, e che egli era meglio perdere un dito solo che insieme tutta la mano. E però Lorenzo quasi disperato della difesa andò a Napoli a gittarsi nelle braccia del re; e messer Luigi sapendo essere mal voluto dal re, perché a tempo del duca Galeazzo aveva sempre tirato a’ favori sua, e di poi morto lui a’ favori de’ viniziani, entrò in gran sospetto che tra l’altre condizioni della pace el re non volessi si cavassi di Firenze messer Tommaso e lui, ed alcuni altri cittadini che erano iti alla via medesima. Fatta la pace tornò a Firenze, ed in compagnia del vescovo di Volterra, Piero Mellini, Maso degli Albizzi, messer Bongianni Gianfigliazzi, messer Piero Minerbetti, messer Guidantonio Vespucci, Iacopo Lanfredini, Domenico Pandolfini, Gino Capponi ed altri, fu mandato a chiedere la assoluzione delle censure e perdono del papa.

Di poi l’anno 1483 fu mandato insieme con Francesco Dini commessario a pigliare la tenuta di Colle ed altri luoghi che el re ci restituí. E di poi l’anno 1484 andò imbasciadore a Urbino a capitolare con quel signore a’ soldi di Milano, re e noi; che fu la ultima legazione e commessione avessi dalla cittá, che per essere vecchio non fu piú adoperato; e di poi lo anno 1487 sendo vicario di Scarperia morí in Firenze, sendo di etá d’anni ottanta.