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222 oratio accusatoria

cittadino, se tu meriti questo nome, piú detestabile, piú pernizioso alla nostra republica che non fu mai né Alcibiade a Atene, né Silla o Cesare a Roma! Loro oppressono una libertá invecchiata e che moriva, tu opprimesti la nostra el dí medesimo che la nasceva e risuscitava; loro mossi da qualche ingiuria e da qualche pericolo e dagli sdegni che avevano con gli altri concorrenti loro, cercorono di farsi capi della loro cittá; tu non ingiuriato da nessuno, onorato e chiamato da tutti, vendesti per schiavi, rimettesti in servitú la patria, te ed ognuno; loro accompagnati da parte della cittá e da molti se bene cattivi cittadini, pure cittadini, oppressono l’altra; tu solo di tutta questa patria rimettesti el giogo in sul collo a ognuno.

Non era uomo in questa cittá di ogni qualitá ed etá, che non fussi corso al Palazzo insino a’ piú stretti e piú intrinsechi amici de’ Medici, o non volendo discrepare da quello che facevano gli altri, o non avendo ardire di opporsegli; el sommo magistrato, del quale era capo tuo fratello co’ modi legittimi ed ordinari della cittá gli aveva dichiarati rubelli; era una allegrezza di ognuno in se medesimo, una congratulazione fra tutti inestimabile; e’ vecchi per smisurato gaudio piagnevano, e’ giovani saltavano, nessuno capeva in se medesimo. Sentivansi voce di tutti: abbiamo pure recuperata la nostra libertá, abbiamo pure riavuto l’anima, siamo pure vivi, siamo pure liberi, non siamo piú in servitú, non siamo piú schiavi, siamo usciti delle tenebre, siamo usciti di Egitto. O dí lieto, o dí giocondo, o dí di eterna memoria, nel quale Dio ha pure finalmente visitato el popolo suo!

In questi romori, in questi concorsi, in questi ed altri maggiori segni di letizia, sendo e’ soldati giá dispersi, e’ Medici a cavallo per fuggire, el marchese di Saluzzo di animo di lasciare correre el duca di Urbino di dare la spinta; tu solo fermasti la ruina, tu rimettesti animo a’ tiranni, tu ristrignesti e’ soldati, pregasti quelli signori, e tutti insieme, ma tu come capitano, tu come la ruína di tutti, ne venisti alla piazza; né potendo quello innocente popolo disarmato, atto piú alle mercatantie ed alla