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oratio accusatoria 201

risce che e’ danari sono stati spesi ne’ soldati e negli altri bisogni, e che a’ libri e scritture si debbe credere piú che alle parole degli uomini, piú alle persone proprie che a quelle che non sono intervenute nel negocio; difesa certo notabile e conforme alla impudenzia tua, perché se la veritá non constassi per altra via io confesso che la necessitá ci sforzerebbe a credere a’ libri e ci staremo a quegli non tanto per la fede che noi gli prestassimo, quanto perché non aremo el modo di fare altrimenti. Ma dove la veritá è manifestissima, dove sono le pruove sí chiare ed evidenti, non bisogna che lui mi meni alle conietture. Dico che messer Francesco ha rubato e’ danari nostri, e vi do testimoni non uno, né dua, non a decine, non a centinaia, ma a migliaia: testimoni di ogni sorte, di ogni qualitá e di ogni nazione, e testimoni che non avevano interesse a dirlo, piú presto potevano avere rispetto a tacerlo; in contrario non veggo se non uno testimonio, Alessandro del Caccia. Chi ha ricevuto e’ nostri danari? Alessandro del Caccia. Chi dice che e’ danari nostri sono stati bene spesi? Alessandro del Caccia. Chi che messer Francesco non gli ha avuti? Alessandro del Caccia. Chi ha scritto in su questi libri, in su questi vangeli? Alessandro del Caccia.

Tutto questo giuoco è segnato come una caccia. Dunche in una causa privata, in una causa minima non è creduto uno testimonio solo, quando bene non vi siano altre pruove in contrario, e si ammetterá uno testimonio solo in una causa publica, in una causa di tanta importanza e dove in contrario sono le migliaia de’ testimoni, in modo che se noi vogliamo attendere el numero, che comparazione è da uno esercito a uno uomo? Se la degnitá delle persone, che sono quelle cose che si considerano ne’ testimoni, sará bene cosa grande che in uno esercito intero, tra tante nobiltá, tra tanti signori, tra tanti capitani non siano testimoni di maggiore degnitá che Alessandro del Caccia. El quale se tutte le altre cose concorressino, è sospetto in questo caso, perché non è da credere che abbia consentito che un altro rubi, che anche lui non voglia essere in parte della preda; e si crederrá a uno testimonio