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libro primo 83


effetti che cattivi potria fare el ritorno suo? E1 desiderio di vendicarsi contra tutti o parte di quegli che lo hanno offeso, la volontá di assicurarsi di non potere essere cacciato un’altra volta, la povertá, perché è stato saccheggiato e le facultá sue andate in ruina, e tanto più andranno quanto stará fuora, lo sforzerebbono a cacciare e distruggere molte case, e fare infiniti mali e mettere lo stato in diverso traino da quello di prima. Non pensi alcuno che Piero possi tornare, e ridursi el governo a quello modo medesimo che era innanzi; dependerebbe piú da lui, farebbe piú fondamento in su le arme ed in su la forza, caverebbe tutte le cose degli ordinari suoi, e’ quali sono quegli che conservano Firenze, e parendogli che la benivolenzia degli amici non fussi stata bastante a tenerlo drento, né lo odio degli inimici avessi potuto tenerlo fuora, non farebbe capitale alcuno dello amore de’ cittadini, né arebbe paura dello odio, perché si volterebbe a opprimergli. E se sotto una tirannide non si può fare cosa piú perniziosa a una cittá che dare causa al tiranno di avere sospetto, il che lo necessita tutto a male, pensate quello che è quando torna uno che è certo della malivolenzia del popolo, che, oltre alla esperienzia che ne ha veduta, ha ancora el desiderio di vendicarsi. Dio guardi ognuno dal riducersi in simili termini. Però non solo non arei piacere che Piero tornassi, ma dispiacere grandissimo, e conforto quanto posso voi e tutti gli altri, che facciate ogni diligenzia di non avere a provare una tale mutazione. Ed el modo è conservarsi uniti, e la unione non può essere se voi non disponete voi medesimi a contentarvi de’ tempi che corrono e stare contenti a quella riputazione e grandezza che si può avere. Perché come in una republica e’ cittadini principali, che poi a l’ultimo sono quegli che sono potissima causa del bene e del male delle cittá, si propongono certi fini, e quando non vi possono arrivare cercono di travagliare ogni cosa per condurvisi e pensano piú alla ambizione ed appetiti loro che alla quiete delle cittá, allora surgono le discordie e le divisioni, allora si fanno autori di cose nuove, dove loro spesso rovinano e la cittá patisce sempre; e’ travagli