Pagina:Guicciardini, Francesco – Dialogo e discorsi del reggimento di Firenze, 1932 – BEIC 1843020.djvu/72

66 dialogo del reggimento di firenze


si appresenta occasione tale che sarebbe molto utile l’averle prese. Dunche vedete che difetto sia, e quanto per infiniti rispetti che da per voi potete considerare, resti debole uno governo che bisogni consigliarlo a guardarsi dalle guerre, le quali molte volte sarebbono utile, molte volte sono necessarie.

In somma, per ritornare al parlare di prima, el governo di molti manca assai nelle cose importanti, di segreto, di prestezza, e quello che è peggio di resoluzione. Però vediano che spesso una republica nelle guerre degli altri sta neutrale, cosa che molte volte è pestifera, e sará massime a’ tempi che si apparecchiano, dove per questa passata de’ franzesi in Italia, le cose verranno in mano di piú potenti, e con arme piú vive che non erano per el passato. Quando la guerra è tra dua principi che non sono si grandi che tu, o per le forze tua proprie o per avere buoni appoggi, abbi da temere che uno di loro che vinca ti possa opprimere, allora la neutralitá è buona, perché non solo durante la guerra loro tu manchi de’ travagli e spese che ti porterebbe lo entrarvi, ma ancora el consumarsi gli altri fra loro, fa in uno certo modo te piú potente e ti dá qualche volta occasione di ampliare el tuo dominio mediante la debolezza degli altri. Con questa via e’ viniziani, stando a vedere le discordie de’ vicini, hanno accresciuto spesso la potenzia loro; ed in loro la neutralitá è stata prudente, perché erano si potenti che la vittoria di uno di quelli che guerreggiava non era per mettergli in pericolo. Ma quando tra dua che faccino guerra, qualunche sia vincitore abbi a restare piú potente di te, allora è mala la neutralitá, perché, vinca chi vuole, tu resti a discrezione e non ha obligo di riguardarti; dove se ti accostassi a uno, hai pure da sperare che vincendo lui tu non resterai distrutto.

Ed a questo errore di stare neutrale inclinerá molto piú uno governo populare che di uno solo, o per dire meglio, che non arebbe fatto quello de’ Medici; le ragióni sono manifeste: la dolcezza de l’ocio e della pace presente che accieca chi