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libro primo 59


pericolosi a partorire nel governo populare maggiori disordini, perché non è presto ed abile a rimediargli, come si fa dove le cose dependono da uno o da pochi.

Sotto questo membro mi pare che caggia molto bene la considerazione delle legge; non dico delle legge che si fanno contra le violenzie e gli inganni, perché sotto le cose criminali vengono discusse abastanza, ma di quelle che si fanno per riformazione, per ornamento delle cittá, per limitare le spese superflue e per inducere buoni costumi e modo di vivere civile; nel quale membro non si può negare che meglio provede e meglio e con piú facilitá fa osservare uno governo stretto che uno largo. E la ragione è manifesta, perché chi ha lo stato non ha interesse particulare di farle piú a uno modo che a un altro, anzi gli torna a proposito che le cittá e le facilitá degli uomini siano bene ordinate e che le ricchezze si mantenghino, gli è onore che le cose publiche paino intese e governate bene, e gli dá grazia e riputazione; però ha causa di desiderare che le si faccino bene e si osservino. E presuposto che abbia questo desiderio, come è da credere, lo sa fare meglio, perché intende piú che una moltitudine: piacendo a lui, si fanno; volendo lui, si osservano; che non interviene in uno vivere largo, dove e’ pareri degli uomini sono vari, né concorrono facilmente nella medesima opinione; poi nel farle osservare ci sono gli impedimenti detti di sopra, cioè e’ rispetti e la negligenzia.

Ricordatevi delle legge degli ornamenti e delle spese, fatte quando era gonfaloniere di giustizia messer Luigi Guicciardini, quanto Lorenzo fu caldo a ordinarle ed a farle osservare; però furono bene intese e distinte, e di poi osservate quanto legge che si facessi mai in questa cittá; nonostante che simili legge difficilmente si mantengono, perché nel farle osservare si offende chi è condannato, ed el non le fare osservare è con poco carico, perché non si offende direttamente alcuno, ed el male che ne risulta non viene evidentemente in pregiudicio del terzo, ma in consequenzia e con uno certo esemplo che non muove alcuno a querelarsi.