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48 dialogo del reggimento di firenze


accadrá molto piú in proposito; ma ritornando dove noi eravamo, mi pare si possa comprendere assai chiaro che manco errava lo stato de’ Medici circa la sufficienzia e bontá di chi aveva gli offici, che non fará el popolo; gli errori del quale procedono in questo da ignoranzia, e però sono indistinti e spessi quante volte el caso gli porta; ma quegli de’ Medici erano fatti in pruova, anzi forse quasi sempre per necessitá, però non erano generali, ma quanto el bisogno o e’ fini loro gli ricercavano.

Vegnamo ora alla altra considerazione della nobilitá e condizione delle case; in che io mi ricordo che da’ Medici furono abilitati molti allo stato che erano inabili. Credo che el popolo ne abiliterá anche lui, e forse non minore numero; vedete che giá si è ordinato che ogni anno ne vada tanti a partito in consiglio, e che quegli che vincono restino abili; e forse non è fuora del ragionevole, perché alle case ed alle nobilitá interviene come alie cittá ed alle altre cose del mondo, che invecchiano, si diminuiscono e si spengono per vari accidenti, ed in luogo di quelle che mancono bisogna che sempre surgelino e si rinnovino delle altre. Ricordomi ancora che delle case che sono abili ne furono esaltate da’ Medici piú che non si conveniva al grado loro, dico per favore, non per virtú, perché per virtú non sarebbe stato errore; ma credo che el medesimo interverrá molto piú dal consiglio, perché loro, e Lorenzo massime, per potere onorare e’ cittadini ed intratenergli diversamente secondo e’ gradi loro, si ingegnava di conservare in riputazione le dignitá ed offici principali; conciosiaché quanto erano piú stimati, tanto piú beneficio pareva ricevere a chi gli aveva. Ma el popolo che non distingue, e non ha questi obietti, confunderá tutte le distinzione che erano da l’uno officio, e da l’uno scaglione di onore a l’altro; in modo che se nel governo di una cittá è errore el non fare qualche distinzione, credo che errerá piú el consiglio; pure voglio gli mettiano del pari.

Resta di questo primo membro l’ultima parte, cioè dello essere esclusa come per legge una parte della cittá, ed in