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del modo di eleggere gli uffici 193


nati che di governare, e volentieri si rapportano a chi sa piú; e sarebbe piú onesto tollerare questo poco di disordine, che fare questo altro di escludere in perpetuo noi altri, come se fussimo inimici o cittadini di una altra cittá, o come se fussimo, sia detto con riverenzia, asini, che ci toccassi a portare sempre el vino e bere la acqua. Noi paghiamo le gravezze ed allo avvenante piú che non pagono loro, perché siamo poveri ed ogni poco di carico ci sconcia, che a loro non accade cosi: quale è la ragione che non abbiamo anche a sentire del bene? Se per essere cittadini, siamo cittadini e membri del consiglio come loro, e l’avere piú roba, piú parenti e migliore fortuna, non fa che siano cittadini piú che siamo noi; se s’ha a attendere chi sia piú atto al governo, cosí abbiamo spirito, cosí sentimento, cosí lingua come loro, e forse manco voglie e manco passione, dalle quali si corrompe el giudicio, che non hanno loro.

Dicono che a Roma, a Vinegia fu sempre in uso le piú fave. Di Vinegia è vero, ma sono diverse ragione; perché quella cittá non ha governo popolare ma è fondata in su’ gentiluomini, e’ quali hanno piú facilitá di tenere el popolo sotto, e manco paura de’ tiranni, perché la è posta in luogo che non vi possono correre e’ cavalli. Di Roma non dicono come la sta, perché fu uno tempo che lo stato era ne’ grandi, in modo che el popolo si levò su; e vedendo e’ nostri pari che con le piú fave non potevano vincere nulla, presono uno rimedio piú gagliardo e non costumato come el nostro, perché feciono come due parti della cittá, cioè el sei, cinque e quattro, ed el tre, dua, asso; ed ordinorono per legge che gli ufíci si dividessino, cioè che ognuna delle parte n’avessi la metá. Il che se noi proponessimo, costoro dimenticatisi de’ romani, che gli allegano in quello che gli viene bene, esclamerebbono che la fussi una pazzia, una disonestá, uno volere dividere la cittá; e non considerano che molto sono piú disoneste le piú fave che tolgono a chi merita, ché molto piú si divide la cittá; perché una parte posta si può dire fuora del cerchio, bisogna che si disperi molto piú che a tempo