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cacciata de’ re, quando fu in facultá del populo fare e’ tribuni con potestá consiliare o patrizi o plebei, la plebe medesima eleggeva sempre e’ patrizi; ed in ultimo, quando quegli tribuni che continuorono tanti anni el magistrato, publicorono legge nuove de’ debiti, delle possessione e del consulato, la plebe vinceva le prime e ributtava l’ultima se le avessino messe a partito separate; né dette loro alla fine el cuore di potere conseguire gli onori, se la legge non stava in modo che di necessitá avessi a essere sempre consule uno plebeo.

A tempo adunche de’ re, la plebe non fece mai romore di essere esclusa dagli onori, perché era difesa dalle ingiurie, e tanto piú che essendovi el re dal quale dependevano alla fine le deliberazione, lo intervenire nel governo non era di tanta autoritá né tanto stimato, quanto fu poi a tempo della libertá. E ci si aggiugne che e’ re messono molte volte ne’ patrizi molti plebei; in modo che quegli di piú qualitá speravano di potere diventare patrizi, e cosí lo universale della plebe, non sendo oppressato da persona ed essendo qualche volta sollevato da’ re, stava contento, ed e’ principali plebei non erano fuora di speranza di essere ammessi agli onori. Queste ragione cessorono tutte per la cacciata de’ re, perché la autoritá de’ patrizi diventò grandissima, sendo transferita in loro la potestá e la maiestá regia, e la plebe restò esposta alle ingiurie ed insolenzie loro, non avendo piú chi la difendessi e sanza sollevamento alcuno del rigore della ragione, ed e’ principali plebei non solo sanza dignitá ma sanza speranza di poterne mai avere in quella forma di governo, perché e’ patrizi tenevono serrata la via degli onori e piú presto gli arebbono communicati a qualche forestiero che a uno plebeo; tanto è naturale a chi tiene grado di nobile, avere in fastidio e reputare vili quelli che sono tenuti ignobili nella medesima patria.

Questa alterazione non fu avvertita nella cacciata de’ re; perché gli uomini, quando una cosa gli molesta, sono tanto intenti communemente a liberarsene che non avvertiscono a’ mali che sono per succedere per la liberazione di quella, e se pure gli cognoscono gli stimano manco, sperando avere