Pagina:Guicciardini, Francesco – Dialogo e discorsi del reggimento di Firenze, 1932 – BEIC 1843020.djvu/147


libro secondo 141


certa larghezza, che sarebbono tutti inimici a chi ragionassi di moderarla, ed insospettirebbono che questi ordini che tutti tendono a fare piú fermo e piú perpetuo el governo populare ed alla conservazione della libertá, fussino proposti per introducere uno stato stretto o una tirannide. La cittá non è usa al vivere del popolo e non ha mai veduto libertá, però in questo principio è una confusione tale che nessuno si intende, ed essendo usciti si frescamente dello stato de’ Medici, sono pieni di sospetto e pigliono ombra di ogni cosa.

E’ governi buoni si introducono o con la forza o con la persuasione: la forza sarebbe quando uno che si trovassi principe volessi deponere el principato e constituire una forma di republica, perché a lui starebbe el comandare ed ordinare; e questo sarebbe modo facilissimo, si perché come ho detto, dependerebbe tutto da lui, si perché el popolo che stava sotto la tirannide e non pensava alla libertá, vedendosi in uno tratto menare al vivere libero con amore e sanza arme, benché si introducessi ordinato e con moderata larghezza, gli parrebbe entrare in paradiso e piglierebbe tutto per guadagno; il che non può intervenire oggi a noi, perché el popolo si è proposto una larghezza infinita e gli pare che giá lo stato sia suo, ed averselo guadagnato col levarsi e cacciare e’ Medici. Ci si aggiugne che quando si vedessi uno deponere volontariamente el principato, gli sarebbe prestata fede smisurata, vedendosi manifestamente che solo lo movessi lo amore della patria, e però gli ordini suoi sarebbono accettati per la potestá che avessi di comandare, ed accettati volentieri per la autoritá e fede che arebbe acquistato.

E certo se gli uomini cognoscessino in che consista la laude e gloria vera, si troverrebbe de’ principi assai che lo farebbono, perché io non so come uno uomo potessi lasciare memoria piú onorata di sé, che fare uno atto si egregio el quale dimostrerebbe la bontá sua e lo amore suo grandissimo alla patria, proponendosi manifestamente el bene di quella alla grandezza sua e della casa e progenie sua. Non si potrebbe di questa opera attribuire parte alcuna alla fortuna, ma tutto