Pagina:Guicciardini, Francesco – Dialogo e discorsi del reggimento di Firenze, 1932 – BEIC 1843020.djvu/146

140 dialogo del reggimento di firenze


oppressi e tenuti in servitú gli altri con mille ingiurie ed insolenzie, e tra loro medesimi sono stati pieni di sedizioni in modo che si sono cacciati, decapitati, rovinati l’uno l’altro, e fatto peggio a questa povera patria che non feciono mai gli inimici; o la è stata in arbitrio licenzioso della moltitudine, come fu el tempo de’ Ciompi e quello che sotto el braccio della plebe fu grande messer Giorgio Scali, ed altri tempi precedenti; ed allora è stata travagliata in modo, e fatto tanti mali e ruine che è miracolo che centomila volte non sia andata in servitú di forestieri; o è stato qualche vivere pazzo, dove in uno tempo medesimo ha avuto licenzia la plebe e potestá e’ pochi, come fu a tempo degli ammuniti, e sono allora andate le cose con tanto viluppo e confusione, che io non credo che a tempo del caos ne fussi mai tanta. Però vedete di quante divisione sia stata piena, e gli effetti miserabili che ne sono seguiti: mandati tanti cittadini in esilio, distrutte tante stiatte nobili, arse tante case, saccheggiate o in altro modo estirpate tante ricchezze, decapitati e morti tanti egregi cittadini, fatte tante mutazione si spesse e si notabili che io non so come mille volte non sia andata in ultimo precipizio. Però se la sorte o la benignitá di Dio non ci dá grazia di riscontrare in una forma di governo come questa o simile, abbiamo a temere de’ medesimi mali che sono stati per el passato; ma dirizzandosi a uno governo tale, potremo sperare ogni bene e goderemo la libertá vera, la quale, a non si ingannare, non ha mai veduta né cognosciuta insino a oggi la cittá nostra.

Soderini. Voi dite el vero: cosí volessi Dio farci questa grazia! Ma in veritá che ne credete voi? sperate voi che noi abbiamo a arrivare a tanto bene? Voi ne parlasti ieri, ma piú presto disputando che affermando, però vi prego ne riparliate.

Bernardo. Pagolantonio, io non sono indovino, e quello giudicio che posso fare io può fare molto meglio ciascuno di voi. Ma io cognosco bene che se in questo principio si ragionassi di volere fare uno gonfaloniere a vita ed uno senato perpetuo, non sarebbe quasi uomo che non se ne facessi beffe, perché ognuno ora si ha proposto o una certa equalitá o una