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libro secondo 97


sciuto che questo e quello è male, ma ancora quale sarebbe bene. Però, Bernardo, noi aspettiamo tutti che voi mettiate mano a questo.

Soderini. E cosí è vero.

Capponi. E tutti ve ne preghiamo.

Bernardo. Io perdei la vergogna quando io accettai di cominciare a ragionare, però non mi resta ora scusa che sia buona. Ed a dirvi el vero, se bene questo peso è troppo grave alle mie spalle, el piacere grande che io ho che voi abbiate cagione di stare meco piú lungamente, me lo fa parere piú leggiere.

Come si disse nel principio, e’ filosofi vogliono, e la ragione naturale lo conferma, che el governo di uno quando è buono, sia migliore di tutti, e lo chiamano buono quando voluntariamente è preposto a tutti quello che è piú atto a governare, cosa che a’ tempi nostri si può piú facilmente desiderare che sperare; perché communemente e’ principati e le grandezze moderne sono nate o per disordine o per arme o per favore di fazione, co’ quali modi non si è atteso a eleggere chi è migliore o chi merita piú, ma in chi è concorso piú la fortuna o e’ mezzi; ed essendo eletto o per errore o per violenzia o per corruttela, non può numerarsi tra’ governi che sono laudati, ma di necessitá inclinano al tirannico; e se niente di buono è nel primo, nessuno può promettersi che continuino e’ successori, perché le successioni non sono per elezione, ma per prossimitá. Però lasciando per ora andare, perché non è necessario al parlare nostro, quale governo io laudassi piú in una cittá che si creassi ora, ed in una cittá o provincia che fussi lunghissimo tempo e tale che non avessi memoria in contrario, stata sotto principi, dico che in una cittá che naturalmente appetisca la libertá ed ami la equalitá come la nostra, che se si parlassi in comparazione di qualche altro governo, potrebbe essere che fussi da preponere quello di uno come manco malo. Ma dove si parli in genere della natura de’ governi, io non sarei mai di quelli che lo eleggessi, perché poi che la cittá è cosí condizionata, non vi può stare