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colei che tace Allora io vidi alcuna alzare il dito al labbro ed implorar con occhi mesti.

Onde: – Sorella, – io l'ammonii, – con questi miei detti io forse un duolo oscuro irrito.

Ma non ti turbi s'anche paia ardito il mio parlar. Ben più te ne dorresti s'io mascherassi sotto gaie vesti l'aspro mal ch'ogni gioia ci ha rapito.

La voce mia la persuase a un riso lievissimo d'assenso. La sua diaccia mano mi porse reclinando il viso.

– Sorella, – disse, – d'uopo è pur celarla questa ferita. È ben che occulta io giaccia:

ma tu, per quel ch'io tacqui e piansi, parla.