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amalia guglielminetti

di disdetta ad un avversario fortunato per rimandargliela pochi giorni dopo come una preda già venuta a noia.

Il suo nome, forse appena noto, non le era rimasto nella memoria, ma era rimasto nella sua vigile sensibilità il cinismo malvagio col quale egli l’aveva trattata, il disprezzo insultante col quale egli s’era liberato di lei come di un ignobile ingombro.

Fra le molte umiliazioni a cui una specie di fierezza, sopravvissuta non ostante tutto ad ogni naufragio, l’aveva troppe volte esposta durante la sua burrascosa carriera, l’offesa inflittale da quell’uomo era rimasta in lei come una piccola ferita cicatrizzata, dimenticata, ma ancora indelebile.

Rammentava d’essere allora fuggita a cercar rifugio nella casa del suo vecchio amico, dove l’amabile galanteria, l’affettuoso rispetto di cui egli la circondava l’avevano in parte guarita e smemorata del suo disgustato avvilimento.

Anna Maria allontanò da sè con un gesto di disprezzo quell’immagine che le faceva paura, ma subito riflettè che fra pochi giorni non solo l’immagine ma la persona stessa, viva, parlante, sogghignante, le sarebbe apparsa, l’avrebbe guardata, l’avrebbe riconosciuta; e quel pensiero sembrò fermarle nel petto la violenza angosciosa dei suoi battiti.

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