Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/146



amalia guglielminetti

momento e riaccese con aria di trionfo un altro avana.

— Ho trovato il rimedio, — egli disse mandando all’aria le prime boccate di fumo. — Inviterò alcuni ospiti piacevoli alla Villa del Salici, la quale è tutt’altro che una villeggiatura disprezzabile.

— Quali ospiti? — chiese Fausta non troppo persuasa dell’efficacia del rimedio.

— Aspetta, — disse Massimiliano riflettendo. — Ci vorrebbe qualche amico simpatico per me, il quale avesse una moglie, una sorella, anche una figliuola che fosse simpatica a te.

— È un caso complicato, — dichiarò sorridendo Fausta che incominciava ad interessarsene.

— Non tanto, — mormorò suo marito continuando a meditare. — Ci dev’essere, anzi c’è. Tu ricordi Artali, Furio Artali, quel giovine bruno, magro, alto che ha viaggiato mezzo mondo, e che sta sempre per pubblicare le sue impressioni di viaggio, delle quali viceversa non deve aver scritto neppure una pagina.

— Mi pare, — disse Fausta esitando. — È quello che ci mandò per regalo di nozze una pelle di leopardo avvertendo d’averlo cacciato egli stesso nelle foreste dell’Africa?

— Precisamente, — rise Massimiliano, — ed al quale io risposi che lo ringraziavo, ma che

144 -