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il sottile inganno 145

sospirosi rimpianti del passato gli diede un poco di serenità.

— La contessina Matilde giungerà solo domani, ma c’è la signorina Marta — avvertì il vecchio portandogli le valigie lungo il viale coperto di vite americana che gocciolava tutto della pioggia recente.

E Marta apparve sul peristilio di granito grezzo stretta in un golf di grossa lana bianca con le mani in tasca e gli occhi un po’ socchiusi come per distinguere l’ospite nell’ombra verde del viale e dargli il ben venuto col suo sorriso accogliente.

Le spalle aguzze della collegiale s’ammorbidivano ora in una linea fragile ma graziosa e la densa treccia circondava la testina appiattendosi sulle onde molli dei capelli che ricoprivano le orecchie e velavano gli occhi, grandi e grigi ma un po’ vuoti e fissi, come gli occhi dei miopi.

— I miei cugini mi avevano annunziato la sua visita, ma non la speravo, — ella disse porgendogli le mani sottili e calde e traendolo nella sala ove la tavola apparecchiata per due attendeva.

E Gigi De-Fer, rincuorato dall’amabilità ospitale della fanciulla e dalla certezza di poter svelare fra breve il mistero d’amore che lo turbava, incominciò a ritrovare sè stesso e al caffè, fra le sigarette e i liquori, in quella grande sala ove la povera contessa