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capitolo xxiii. | 301 |
arriviamo a un milione, poco ci manca. Dunque, vede bene che le braccia non mancano; e noi possiamo lavorare con profitto pari alla sicurezza.
— Noi lavorare! Per avventura vostra signoria lavorerebbe? E giudica il lavoro manuale degno di un gentiluomo?
— Eh: tanto più lo giudico degno del gentiluomo, quanto ho stimato sempre l’ozio il distintivo del furfante.
Qui successe un po’ di silenzio, imperciocchè cotesta sentenza avesse trafitto il tessiano più acuta della punta di un ago.
— Dunque noi zapperemo, noi correremo dietro al bestiame?
— E chi le dice questo? Noi possiamo avvantaggiarci della opera così dei bianchi come dei neri, scambiando il lavoro col danaro, e rimettendo in potestà dei medesimi l’andare o lo starsene.
— Dando ai neri siffatta facoltà, crede sul serio che ei rimarrebbero?
— È un fatto; io lo concessi, e tutti sono meco rimasti.
— Perchè ignorano che la schiavitù sia stata abolita.
— Vostra signoria prende errore; essi lo sanno quanto noi: ad ogni modo io li ho informati a voce, e provvedendoli dei giornali, dove hanno letto il progresso di questo grave avvenimento. Aggiungi che