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di quel mirabile, da’ greci detto tò ■ftavfio.oóv, parte veramente mirabile, che ha poi da scoppiare dalla cangiata fortuna e dal nodo sciolto. Chi crederebbe che tanta turbazione di cose, tanti travagli dovessero mai ricevere, non dico lieta fortuna, ma né pure temperamento della contraria? e, se ciò pure fosse credibile, chi è d’ingegno tanto sottile, a cui bastasse l’animo di scoprire con qual arte, con qual maniera un cotale acci- dente, dal verisimile si lontano, avesse mai a succedere? E, quel eh’è degno di maggior maraviglia e che di rado in al- tre favole s’è veduto, queste tante procelle, che paiono alla fortuna di Mirtillo tanto nemiche, sono mosse da venti, senza i quali il suo tempestoso e sdrucito legno non poteva salvarsi in porto: ché, s’Amarilli non era condennata alla morte, non sarebbe esso stato condotto vittima al sacrificio, né Carino avrebbe avuta occasione di scoprir la sua infanzia, né Dameta il suo nascimento, né Tirenio l’oracolo; da che nasce il rivol- gimento della sua prosperitá. E quinci passiamo al quinto, nel quale, come nel capo ri- siede lo ’ntelletto dell’uomo, cosi è riposto il maggior nervo dell’artifizio drammatico; conciosiacosaché il sapere annodare è ben malagevole assai, ma tanto piú è lo sciòrre, quanto questo nel mutarsi delle cose vuole avere il mirabile accompagnato col verisimile, del quale accompagnamento non ha l’arte dramma- tica cosa che sia né di maggior fatica né di piú pregio. Or questo scioglimento ha tre parti degne d’esser considerate: la prima si dispensa nel preparar la materia, ed è di tutte la piú importante; la seconda nell’atto stesso del nodo sciolto e della cosa cangiata; la terza è tutta piena di diletto e di gioia, conforme al vero fine della poesia tragicomica. Quanto al primo, quantunque in questa favola molti sieno gli intrighi e le dif- ficoltá, nientedimeno quelle sole che risguardano il principal soggetto, cioè Mirtillo, eh’è il pastor fido, hanno il nomee la prerogativa del vero nodo, il quale, come tutte le cose umane, ha i suoi periodi d’accrescimento, stato e declinazione. E come tutto quello, che ne’ tre primi atti si va tessendo, non è altro che disposizione al viluppo, che vuol dire a far misero quanto