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a chi ascolta d’antivedere, né pur immaginarsi giammai, qual esito sia per aver la favola, perciocché questo soverchio lume verrebbe a grandemente scemare la maraviglia, e ’n conseguenza il diletto; bisognando in ciò fare come avveduta e leggiadra don- na, la quale, per invaghir chi l’ama o la mira, scuopre sol tanta parte o del volto o del seno, che basti a dar saggio di sua bel- lezza, si che resti all’amante ovvero vagheggiatore assai piú da vedere e disiderare per nudrimento ed ésca del disiderio. E, per- ché i poemi drammatici, come ci significa il nome stesso, consi- stono in tutto e per tutto nell’operare, e non, come l’epico, nel narrare, ed essendo l’operar movimento, la prima cosa, che dé’ mirare il drammatico nella favola, è quella urgente cagione che necessita tutte le parti all’opera ; e questa vuol esser la prima cosa che conosca l’ascoltatore, altramenti sará confuso, che vuol dire incapace di ricevere tutto ’l frutto dell’opera ch’egli ascolta. E que’ poeti, che non intendono questo punto e quest’arte, cadono in gran disordini, e non è poi maraviglia se le favole loro non son gradite e non piacciono, mancando di quel latente artifizio, che ha, quasi catena, mirabil forza di rapire e tener l’animo di chi ascolta. Quel, che dunque nel Paslor fido dá il primo moto, è la pratica delle nozze di Silvio e d’Amarilli, le quali per annodar la favola hanno di duo grandi accidenti molto bisogno: l’uno è la necessitá e l’altro la malagevolezza. La prima nasce dall’oracolo, che promette al congiungimento de’semidei quel fine delle miserie d’Arcadia tanto bramato; la quale necessitá non può essere né maggior né piú nobile, trattandosi della salute di tutta una provincia: particolare e qualitá di gran forza per acquistare attenzione e produr nel teatro quel diletto e quella maraviglia che si richiede. La ma- lagevolezza poi è parte nella persona di Mirtillo, posciaché egli per le instantissime nozze d’Amarilli con Silvio è privo d’ogni speranza di poter mai piú conseguire da quella ninfa corrispon- denza alcuna dell’amor suo; e parte nelle medesime nozze, per l’abborrimento di Silvio, eh’è nemico d’amore e ha dal mari- tarsi l’animo lontanissimo. Si come dunque senza le sopradette cose non s’annoderebbe la favola, cosi, se elle non fossero prima