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e dall’egloga e dalla satira degli antichi, nulladimeno, quanto alla forma e ordine, può chiamarsi cosa moderna, essendo che non si truovi appresso l’antichitá di tal favola alcuno esempio greco o latino. Il primo de’ moderni, che felicemente ardisse di farlo, fu Agostin de’ Beccari, onorato cittadin di Ferrara, da cui solo dé’ riconoscere il mondo la bella invenzione di tal poema. Avendo dunque costui veduto, e certo con gran giu- dizio, che l’egloga non è altro che un breve, e, come suona la voce, scelto ragionamento di duo pastori, in niuna altra cosa differente da quella scena che i latini chiaman «diverbio», se non nell’essere unita, indipendente, col suo principio e fine in se stessa, e veggendo ancor che Teocrito, famosissimo greco e maestro del gran Virgilio, uscendo dell’ordinario numero di coloro che parlano in cosi fatti componimenti, una ne fece, non sol di molte persone, ma di soggetto ancor piú drammatico dell’usato e di lunghezza piú dell’altre notabile, con cinque interlocutori, de’ quali alcuni parlano prima senza lo ’ntervento degli altri, e gli altri poi sopravvengono e fanno la parte loro, e finalmente con quella distinzione e di tempi e di luoghi e di fatti eh’è propria del poema drammatico; e piú oltre ancora, considerando quel che dice Aristotile, che la tragica e la co- mica poesia da molto debole nascimento crebbono a quell’am- piezza che ora noi le veggiamo, e che la tragedia fu da prin- cipio cosa molto imperfetta e che pati diverse alterazioni prima che si posasse alla grandezza dov’ella è, che non aveva se non un solo istrione e che ’l secondo le fu poi dato da Eschilo, e che Sofocle finalmente con l’apparato della scena e dell’altre parti, ch’esso v’aggiunse, la fe’ poi grande e magnifica, e che il verso le fu mutato e che di saltatoria divenne grave; il che fu detto ancora da Orazio nella sua poetica pistola e ’n parte da Diogene Laerzio nella V’ita di Platone , il qual dice che da principio il poema tragico si faceva col coro solo e che Tespi fu il primo che gli diede un solo istrione; esaminando, dico, tutte queste cose, il Beccari avvisò di potere tanto piú conve- nevolmente far lo stesso anch’egli dell’egloga, quant’ella ha, senza dubbio, con la pastorale assai maggiore conformitá che